RECENSIONE IN ANTEPRIMA- "La bambina che guardava i treni partire" di Ruperto Long
Titolo: La bambina che guardava i treni partire
Autore: Ruperto Long
Editore: newton compton editori
Genere: Romanzo storico
Formato: ebook/cartaceo
Prezzo: 2,99 € /10,00 €
Data pubblicazione: 28 settembre2017
Protagonisti: Charlotte Wins
Pagine: 344
Serie: autoconclusivo
Autore: Ruperto Long
Editore: newton compton editori
Genere: Romanzo storico
Formato: ebook/cartaceo
Prezzo: 2,99 € /10,00 €
Data pubblicazione: 28 settembre2017
Protagonisti: Charlotte Wins
Pagine: 344
Serie: autoconclusivo
Un romanzo unico tratto da una storia vera
Francia, 1940. La guerra è ormai alle porte e i Wins, famiglia ebrea di origine polacca, rischiano di essere deportati. Alter, lo zio, è partito per la Polonia nel tentativo di salvare i suoi familiari, ma è stato preso e rinchiuso nel ghetto di Konskie. Il padre della piccola Charlotte vuole evitare che la sua famiglia subisca lo stesso destino, così si procura dei documenti falsi per raggiungere Parigi. Ma dopo soli quarantanove giorni si rende conto che la capitale non è più sicura e trasferisce tutti a Lione, sotto il governo collaborazionista di Vichy. Charlotte a volte esce di casa, e davanti ai binari guarda passare i treni carichi di ebrei deportati. Ben presto suo padre realizza che nemmeno Lione è il posto giusto per sfuggire alle persecuzioni e paga degli uomini affinché li aiutino a raggiungere la Svizzera. Un viaggio molto pericoloso, perché durante un incidente la famiglia Wins si troverà molto vicina alla linea nazista… Una fuga senza sosta, di città in città, per scampare al pericolo, sostenuta dalla volontà ferrea di un padre di salvare a tutti costi i propri cari. Ai vertici delle classifiche di vendita, vincitore del premio Libro de Oro, La bambina che guardava i treni partire ha commosso il mondo.
Ruperto Long
È un ingegnere, scrittore e politico. Nel 2013 è stato nominato Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere dal governo francese. Nel 2015 ha ricevuto la Medaglia d’Onore Juan Zorrilla de San Martín per i suoi lavori su Lautréamont e Ferrer. È stato senatore uruguaiano e attualmente è ministro della Corte dei Conti uruguaiana. Ha ricevuto numerosi premi per il suo sostegno in favore dei disabili e anche per la creazione di un museo della scienza. È autore di opere di saggistica, mentre La bambina che guardava i treni partire segna il suo esordio nella narrativa.
Buongiorno cari,
oggi ho il compito di parlarvi de “ La bambina che guardava i treni partire” scritto da Ruperto Long, edito dalla Newton Compton.
La famiglia Wins è una comunissima famiglia, padre sarto, madre donna di casa molto attenta e bellissima, e due figli: Raymond e Charlotte, vivono a Liegi e sono una famiglia amata e rispettata da tutti, fino a quando l’aria nazista inizia a soffiare su Liegi.
Il grosso problema nel 1940 era solo uno: essere ebrei! E i Wins lo erano, il padre cerca in tutti i modi di sopravvivere ai primi soprusi, ma quando gli viene imposto di portare la stella gialla e “autodenunciarsi al registro ebreo” rifiuta categoricamente di farlo!
Le conseguenze non tardano ad arrivare e viene presto convocato, decide di non presentarsi e invece di far preparare un piccolo bagaglio alla famiglia, in modo che tutti pensassero che erano in viaggio per far visita a qualche parente, e con l’aiuto di nuovi documenti, sapientemente contraffatti, partono alla volta di Parigi.
“ Da quel momento saremmo stati la famiglia Wins! Léon Wins, la moglie Blima e i loro figli: Raymond e la piccola Charlotte Wins. E quel martedì, di notte, solo quattro giorni dopo aver ricevuto l’ Intimation, saremmo andati a Parigi. Con una piccola valigia ciascuno. Sulla carta un breve viaggio di famiglia per fare visita a certi nostri parenti francesi.”
L’arrivo a Parigi non è assolutamente come se lo aspettavano e poco tempo dopo decidono di trasferirsi nuovamente. Partono quindi alla volta di Vichi, trovano una sistemazione nella casa di una famiglia di Armeni, presso i quali vive anche una famiglia di spagnoli sfuggiti all’egemonia franchista.
Anche qui le condizioni non sono certamente idilliache, devono rimanere rinchiusi in spazi angusti, con carenza di igiene e al buio per la maggior parte del tempo.
Ogni tanto escono, per brevi passeggiate o per recarsi in alcuni caffè per scambiarsi informazioni.
"Preferivo aggirarmi per i sobborghi più deserti. E finivo spesso nello stesso posto: una collinetta, nei dintorni della stazione, dove si vedevano i treni che lasciavano Lione. Mi affascinava vederli partire, contemplarli mentre si perdevano nella campagna, così veloci e così liberi....
Finché un pomeriggio, al tramonto, un vecchio treno per il bestiame, che si spostava con lentezza, richiamò la mia attenzione. Lo osservai distratta- i treni merci e i carri bestiame mi interessavano meno degli altri- quando all'improvviso mi parve che tra le assi del vagone... Spuntassero delle braccia e delle mani!
Non era possibile! Di sicuro vedevo male, a causa della luce fioca di quell'ora. Mi fermai con un sobbalzo e cercai di avvicinarmi. Il treno ormai si allontanava, io ero molto nervosa, strizzai gli occhi e...che orrore! Come dimenticare! Braccia, mani e piedi umani si sforzavano, in un tentativo vano e disperato, di scappare attraverso le fessure delle assi di legno.
Chi erano i disgraziati che viaggiavano in quei vagoni? Perché li trasportavano in un modo così terribile? Dove li stavano conducendo?
Tornai a casa degli armeni con il cuore in subbuglio. Ero sotto shock. Non so perché, però non riuscii a raccontare ai miei genitori quello che avevo visto. Mi nascosi nel buio del guardaroba, e per alcuni giorni il silenzio mi inghiottì."
La vita della famiglia Wins non scorre assolutamente tranquilla, devono fare attenzione anche alle svariate retate della gendarmeria nazista, che si presentava con insistenza.
Consapevoli che anche qui sarebbe stato impossibile sopravvivere, decidono di partire alla volta della Svizzera, e investire alcuni degli ultimi soldi rimasti per sperare in un futuro migliore, non avevano altra scelta!
Non potevano però immaginare che anche questa volta avrebbero incontrato dei truffatori, che anziché portali in Svizzera, li avevano condotti proprio nella tana del lupo!
La fuga non è certo finita, ma per quanto ancora riusciranno a sfuggire ai gendarmi e a nascondersi?
Charlotte è una bimba di soli otto anni, che si ritrova a dover abbandonare in fretta la spensieratezza dell’età infantile per scontrarsi con la cruda realtà che le si para davanti in quei tempi di guerra.
Il signor Léon Wins è un uomo integerrimo, infaticabile lavoratore, padre e marito attento e ha un solo obiettivo: non separare la sua famiglia!
La signora Blima Wins è una donna che ama la sua famiglia e si prodiga per fare in modo che possa disporre di tutto il necessario per sopravvivere.
Raymond che ha sette anni più della sorellina è l’unico punto di riferimento fisico che sarà sempre con Charlotte.
La vicenda gira intorno alla famiglia Wins ma si intreccia con la storia del Fratello di Blima, Alter, che si era trasferito a Liegi per studiare ingegneria, ma alle prime avvisaglie dell’avvento nazista in Polonia, decide di rimpatriare per difendere la sua nazione d’origine.
“ «Zio Alter è andato in Polonia a trovare i nonni», disse una notte mia madre Blima, durante la cena.
La sua voce suonò strana, sembrava che facesse fatica a pronunciare quelle parole. E i suoi occhi si velarono di lacrime. Mio fratello e io non ne capimmo il motivo.
Léon, mio padre, la guardò fisso e poi cambiò argomento.
Per noi non era così bizzarro. Era normale che un figlio andasse a trovare i genitori. Quello che ignoravamo era il mondo delirante che si stava imponendo proprio in quei tempi e che non avrebbe tardato a travolgerci completamente.”
Oltre a lui avremo modo di conoscere i volontari che partirono da svariate parti del mondo per difendere la Francia unendosi al suo esercito.
“L’idea della morte non mi si era mai presentata con la violenza di quegli istanti. Eppure eravamo in quel posto per sacrificare la nostra vita per una giusta causa! Capii allora che è molto facile essere pronti a morire per un ideale quando si hanno venticinque anni e una vaga idea della morte.
Quando, però, vi entriamo in contatto diretto, quando vediamo i corpi martoriati, le membra strappate, gli addomi lacerati di altri uomini che, come noi, avevano sostenuto con ardore i propri ideali, e che sono morti con una smorfia di terrore e di atroce sofferenza, quando nel nostro naso penetra l’odore putrefatto della morte, non vogliamo morire. Un grido esplode nel nostro petto! Non vogliamo morire!”
Ecco ora ammetto davvero che arriva la parte complicata! Sono da sempre stata incuriosita dai romanzi di guerra, soprattutto riguardanti la seconda guerra mondiale, e quindi ho letto davvero parecchi romanzi in merito.
Ogni volta, e questa non è da meno, chiudo il libro e quello che mi resta è un forte senso di angoscia!
Come è possibile che l’umanità sia arrivata a tanto?
Inizialmente non mi è subito stata chiara la scelta di intrecciare personaggi apparentemente diversi, se per alcuni comprendevo il ruolo di altri non mi era chiaro, ma credetemi, abbiate fiducia e strada facendo ogni tassello andrà al suo posto!
Assolutamente promossa l’attenzione dell’autore alle fonti, anche se come logico che sia, sottolinea che questo è un romanzo liberamente ispirato a storie veramente successe, ci mette a disposizione ogni dettaglio, fino alla scelta di corredare i vari capitoli con piccole fotografie del tempo che raffigurano i protagonisti del libro.
Scritto in maniera molto semplice, senza fronzoli inutili, come ci si aspetta da un romanzo che tratta un genere tanto delicato.
Non solo lo promuovo a pieni voti, ma lo consiglio a tutti! Adulti e giovani, perché ormai rimangono sempre meno fonti viventi di quel momento di delirio storico, e quindi dobbiamo mantenere vivo il ricordo anche grazie a queste opere letterarie.
La Storia di Charlotte e della sua famiglia è una storia che ci riporta ai legami semplici, alle cose che possiamo davvero definire importanti nella vita, in un momento in cui abbiamo tutto, sicuramente troppo rispetto a loro, passiamo il tempo a correre e a cercare vane soddisfazioni, mentre loro lottavano unicamente per rimanere insieme e godevano dei minimi contatti che potevano permettersi di avere.
Credo che senza dubbio quello che è successo in quegli anni sia una, se non la parte più vergognosa della storia alla quale il vecchio continente abbia assistito, e in questo romanzo avrete possibilità di leggere tutte le fazioni coinvolte: quella dell’ebreo, del gendarme nazista, del parroco cattolico, del deportato al campo di concentramento, del confinato in un ghetto, del soldato che lotta al fronte,dei vari politici e anche quella dei comuni cittadini; riesce a fornirci un quadro complesso e completo del periodo.
Questa volta lo consiglio a tutti, senza esclusioni, perché oggi siamo noi che possiamo scegliere, perché non si ricommettano errori simili, perché non dobbiamo dimenticare!
“Ascoltammo le sue parole in religioso silenzio. E non ci azzardammo a fare nemmeno una domanda, nonostante i dubbi che ci assalivano. La maggior parte di quelle domande non aveva nemmeno una risposta, e lo sapevamo già. Avevamo una sola certezza: «Voglio che sappiate che non divideranno mai la nostra famiglia», ripeté mio padre.”
Buona lettura!
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