RECENSIONE "Miss Miles" di Mary Taylor


Titolo: Miss Miles
Autore: Mary Tylor
Traduttore: Alessandranna D’Auria
Editore: Darcy Edizioni
Pagine: 800 circa
Genere: classico
Prezzo ebook: € 2,99
Prezzo cartaceo: € 18,00
Data d’uscita: 20 dicembre 2018
Yorkshire, 1830.
Maria, Dora, Sarah e Amelia sono le protagoniste di queste storie intrecciate fra loro che, in qualche modo, riescono ad avere un comune denominatore: la forza delle donne.
Siamo nell’Ottocento, un periodo in cui la donna deve sottostare alle regole maschili e tacere, come la buona norma impone. Maria, Dora, Sarah e Amelia però, in barba alle regole del tempo e nonostante le avversità che cercano di ostacolarle, si dedicheranno alla ricerca del loro destino. Un destino che non è già scritto, come la società vorrebbe, ma che loro stesse vogliono creare. Chi sono queste donne, caparbie e intelligenti, che sfidano le regole degli uomini?
Quattro storie che vi faranno ricredere sulla forza di volontà femminile e che racchiudono due semplici ma grandi valori, sempre attuali: l’amore e l’amicizia.
Scritto da Mary Taylor, una delle più care amiche di Charlotte Brontë, Miss Miles è considerato uno dei primi manifesti femministi ottocenteschi.

Mary Taylor (1817-1893) è una delle prime sostenitrici dei diritti delle donne, nacque a Birstall, nello Yorkshire, in Inghilterra.
Mary era una bambina impulsiva e intelligente. Incontrò Charlotte Brontë nel 1831 alla Roe Head School di Mirfield, dove divennero amiche.
Quando morì suo padre, Mary intraprese un tour europeo e nella sua corrispondenza con Charlotte Brontë descrisse ciò che aveva visto nei suoi viaggi che la ispirarono a recarsi a Bruxelles nel 1842. Nell'ottobre 1843, Mary andò in Germania dove, sfidando le convenzioni stabilite, trovò lavoro per insegnare ai giovani uomini.
Nel marzo 1845 Mary seguì suo fratello più giovane, William in Nuova Zelanda. Aprì con sua cugina un negozio. Siccome non aveva intenzione di rimanere in Nuova Zelanda, vendette il negozio che le aveva procurato un buon reddito in un modo che una donna della classe media avrebbe trovato impossibile in Inghilterra e tornò nello Yorkshire prima del 1860.
Eppure, non ha smesso di viaggiare e ha fatto visite annuali in Svizzera, dove, a quasi 60 anni nel 1875, ha guidato un gruppo di cinque donne in una spedizione per scalare il Monte Bianco. Un resoconto delle loro avventure fu pubblicato come Swiss Notes di Five Ladies.
Mary Taylor ha contribuito con articoli alla rivista Victoria Magazine di Emily Faithfull, sostenendo le questioni femministe, il suffragio femminile e i diritti di proprietà.
Ha lavorato al suo unico romanzo, Miss Miles, per quaranta anni prima che fosse pubblicato nel 1890, che oggi per la prima volta è proposto in italiano. Si tratta di un romanzo che incoraggia fortemente una dimensione lavorativa anche per le donne che fino a questo momento avevano come unica scelta quella di fare un buon matrimonio.
Mary era una donna speciale, una donna diversa, una di quelle che non aveva accettato il matrimonio come unico destino per il genere femminile. Mary non aveva intenzione di annullarsi socialmente e la sua risposta alla vita fu viaggiare e lavorare.
Mary, che non ce la faceva più ad ascoltare le lamentele della madre, andò il più lontano possibile per darsi un’opportunità: farsi strada nel mondo. E questo obiettivo diventò il tema principale di questo romanzo.

Mie care Librose, questo libro racconta di una storia antica, quella di quattro donne le cui vite si intrecciano in una piccola cittadina dello Yorkshire, in Inghilterra. Il filo conduttore che le accomuna è il desiderio di indipendenza e l’idea che le donne possano vivere e realizzarsi senza dipendere da un uomo.
Sarah appartiene al mondo operoso della ricca borghesia, ma vuole trovare la sua strada come cantante e badare a se stessa, rifiuta l’uomo che sembra volerla imprigionare in convinzioni che lei non accetta e si unisce a lui solo quando questo la accetta per quella che è.
Sarah dimostra la sua temerarietà e la sua forza già da bambina quando sfida l’autorità.

“Vero, Alla maggior parte di loro era proibito farlo ma erano benedetti da un istinto benefico che sfidava l’autorità”

Sarah vuole studiare e si impone alla madre che lo ritiene inutile per una donna, vuole conoscere e sapere, insaziabile fa molte esperienze per capire, per apprendere, perché sa che la conoscenza è l’arma più forte del cambiamento. La donna può, come l’uomo determinare il proprio destino, con le sue azioni, la sua laboriosità e la sua onestà, che per gli uomini sembrano essere la chiave del successo e per le donne no.

“Il lavoro di un esperto è pagato meglio di quello di un inesperto, la conoscenza è potere, così se un uomo sa più di altri, può fare di più. È chiaro anche per una donna. “

Conoscere cambia Sarah, la rende diversa nel modo di vedere le cose, ma non nel modo di essere, resta sempre fedele a ciò che è ai valori in cui è stata cresciuta nella sua famiglia e nella comunità in cui vive. Spicca per la sua diversità su tutte le altre ragazze.

“Il padre rispose : «Stai sempre a pensare che è diversa dagli altri ragazzi del popolo» ed era perfettamente d’accordo con la moglie su quel punto.”

La famiglia di Sarah però non la ostacola, ma la guida, la segue e la sostiene nelle sue  scelte pur non capendole fino in fondo, per questo motivo il cambiamento nella su avita è meno doloroso e sofferto rispetto a quello delle altre eroine.
Mary, invece ha vissuto nell’agio fino alla morte del padre e poi decide di badare a se stessa, contravvenendo al volere di un uomo, lo zio, che denigra il suo desiderio di aprire una scuola per mantenersi. Anche Mary rifiuta l’uomo che non si mette al suo fianco, che non condivide la sua lotta e che vuole “proteggerla”. Apre il suo cuore a lui solo quando l’uomo capisce le sue ragioni e si pone accanto a lei, alla pari. Mary è intrisa di buoni sentimenti, ottimista, non si scoraggia, crede nell’amicizia e nell’essere generosi e proprio da questo sua apertura nasce la sua rivincita, la sua conquista.

“…quando sembrerà non esserci speranza di felicità nella tua vita, aiuta qualcuno e la luce si accenderà”

“Pensava di vedere una via davanti a sé, che c’era un’alba per combattere e che l’avrebbe affrontata a viso aperto.”

L’altra protagonista è Dora, ragazza disgraziata a causa della scelta della madre vedova di risposarsi. L’uomo che sposa la costringe ad una vita misera e si appropria della rendita di Dora che è costretta a fare da serva a lui e ai suoi figli. Dora si rifugia nella lettura e da essa trae il suo sapere, la conoscenza che le sarà utile per migliorare la sua condizione.

“Dora si dedicava molto alla follia del leggere. Era il solo modo per dimenticare il fastidio rischiando di interromperlo.”

Mary che è la sua amica del cuore, la sostiene, l’aiuta e la incoraggia e quando le cose per Dora diventano insostenibili, decide di divenire un’oratrice che parla di diritti delle donne, guadagnandosi così da vivere e una posizione rispettabile senza dipendere da alcun uomo. In questo cammino viene aiutata da Mary che riceve il sostegno della borghesia disposta al cambiamento e non rigida e impettita come la signora Dodd, che pur essendole amica, rifiuta di sostenerla.
Infine c’è Amelia, lei appartiene alla famiglia dei Turner, che hanno scalato la scala sociale, in modo non proprio corretto, e vivono da signori. Ma quando la fortuna cambia e la crisi economica spazza via la loro ricchezza, Amelia, più piccola di tre sorelle, vorrebbe incominciare a lavorare per portare soldi a casa, vorrebbe fare l’istitutrice. La sua famiglia glielo impedisce e lei non riesce ad opporsi nemmeno ai loro sciocchi tentativi di cercare di farsi apprezzare da un uomo d’affari senza scrupoli che è la causa della loro rovina.  Amelia si domanda perché non bisogna lottare per cambiare la propria sorte, perché si deve accettare e stare immobili nella sofferenza e questo la distrugge.


Ella sperava e credeva di poter aumentare il suo quantitativo di felicità con le sue fatiche e, sebbene inconsciamente, rigettava totalmente l’opinione che dove siamo messi là dobbiamo restare, e “di questo essere contenti”.

Amelia si sente in prigione, priva di ogni forza, si ammala e muore rifiutando di accettare di continuare a vivere quella vita insulsa in cui è costretta. Il suo lasciarsi morire è un estremo gesto di rifiuto, ma che non porta ad un cambiamento positivo, come invece è avvenuto nella vita delle altre donne.

Sembra strano ai nostri giorni sentire lo struggimento di queste donne, è difficile capire il coraggio del loro comportamento dirompente, in un’epoca in cui le donne hanno una libertà diversa. Come sembra sciocca l’idea malsana di litigare con i propri genitori per andare a scuola! Io sento ogni giorno le mie alunne dire che la scuola fa schifo, non ricordano più quello che le donne hanno fatto per ottenere di andarvi, se Sarah le sentisse si rivolterebbe nella tomba.
Le vite di quelle quattro donne sono lo specchio della lotta che ogni cambiamento necessita, una forza vitale che sopporta la sofferenza della scelta diversa, ne paga le conseguenze, ma in ogni caso alla fine ottiene il cambiamento desiderato. Ancora oggi molte donne nel mondo europeo pagano le conseguenze di un mondo al maschile, si pensi al pay gap, o alla violenza perpetrata sulle donne o all’idea insana che si abbia bisogno di un principe azzurro che ci salvi o di un amore malato che ci completi.
 Sarah e Mary alla fine hanno trovato l’amore, ma solo quando l’uomo da loro amato, ha spogliato le vesti di protettore e padrone ed è diventato un compagno di vita, capace di accettare e vivere le loro scelte, la loro forza.
 Bellissima la tematica, difficilissima la lettura.  Ottocento pagine con un linguaggio a volte incomprensibile, secco, tronco o troppo arzigogolato, confuso, con continue citazioni e note da leggere per comprendere, insomma faticoso e a tratti troppo spoglio, inesperto. Niente a che vedere con la prosa scorrevole della Brontë o delle scrittrici contemporanee. Non era dote dell’autrice raccontare, ma aveva l’urgenza di farlo, di spiegare, di comunicare, di raccontare la storia di cambiamento che persone come lei avevano iniziato.
Ci sono alcuni errori nel testo, ma la casa editrice, ha affermato che provvederà ad eliminarle nella versione finale.
 A chi può piacere? Non credo alle giovani donne alle quali invece lo indirizzerei, forse se la traduzione fosse un poco meno “letterale” e un poco più “sciogli nodi” potrebbe anche piacere. Per me che sono una lettrice esperta è stato davvero oneroso leggerlo e comprenderlo, ma devo dire che la spinta energica che mi ha dato ha dato scopo a tanta fatica.




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