RECENSIONE "La primavera s'insinuò tra il filo spinato" di Sergio Emilio Gaetti
Titolo: La primavera s'insinuò tra il filo spinato
Autore: Sergio Emilio Gaetti
Genere: Storico
Editore: Edizioni Epoké
Formato: ebook e cartaceo
Prezzo: 3,49 / 13, 80
Pagine: 213
Data Pubblicazione: 25 Giugno 2019
Buona Lettura.
Autore: Sergio Emilio Gaetti
Genere: Storico
Editore: Edizioni Epoké
Formato: ebook e cartaceo
Prezzo: 3,49 / 13, 80
Pagine: 213
Data Pubblicazione: 25 Giugno 2019
Un romanzo storico, ispirato a persone e vicende realmente accadute. La storia si sviluppa sullo sfondo del secondo conflitto mondiale a cominciare dell’8 settembre, giorno dell’Armistizio. Rinaldo, il protagonista, si trova nella Cittadella di Piacenza dove sta svolgendo il servizio militare ignaro di quanto sarebbe cambiata la sua vita prima del tramonto. Catturato dai tedeschi, il giovane soldato affronterà le difficili tappe di una discesa agli inferi fatta di amore, amicizia e violenze, che, passando per Bordeaux, Alessandria, Genova e Bolzano, lo porterà fino a Mauthausen.
Benvenuti su Opinioni Librose, oggi vi parlerò del romanzo edizioni Epokè “La primavera s'insinuò tra il filo spinato” di Sergio Emilio Gaetti.
Il romanzo è ambientato durante la seconda guerra mondiale, il protagonista della storia è Rinaldo, un militare che da disertore, ha vissuto il grande orrore che milioni di persone hanno vissuto durante il conflitto.
Rinaldo era italiano, era un alleato, tramutato in nemico, lui che sempre aveva servito la sua patria ha deciso di essere un prigioniero libero, libero nel cuore e nel pensiero. Il secondo conflitto mondiale è stato segnato da molta violenza, e Rinaldo l'ha vissuto, sopratutto quando è arrivato a Mauthausen. Dove disperazione e morte era il pane giornaliero. Spogliati dei loro averi e della loro dignità, molti di loro non hanno mai perso la speranza, chi fino all’ultimo respiro, chi fino alla liberazione.
Tolti i vestiti impolverati di cui erano coperti, annusò l’odore dei corpi che puzzavano di sudore stantio. L’aria nello stanzone divenne pesante. Il lezzo sgradevole aumentò l’imbarazzo. Spogliati di quel naturale riserbo che gli abiti proteggono, restarono in uno stato di avvilente nudità. In quei corpi, seppur giovani, non si percepiva più nessuna bellezza, non certo quella che avrebbero spavaldamente esibito davanti a una donna prima di fare l’amore, ma neppure quella rassegnata e imbarazzata sensazione che si prova quando ci si trova nudi davanti a un medico in attesa di essere visitati.Si era nudi per essere meglio mortificati, scoraggiati e moralmente depredati della dignità.
Il romanzo scritto in terza persona narra la storia di Rinaldo e della sua prigionia, questa è stata affiancata dalla storia di altri personaggi che ha incontrato nel lungo percorso, Beppe il suo amico commilitone, Adolfo suo padre, Lucia l’amore della sua vita, Leo, Giovanni, Vinne, Antonino, Salvuccio, Nunzio, Livio... Tutti accomunati dalla stessa sorte.
“La primavera s'insinuò tra il filo spinato” è un romanzo molto bello, le storie di ognuno di loro, sono il segno indelebile della violenza inaudita e dell’orrore di quel periodo, qualcuno di loro si è salvato, qualcuno non ha avuto la stessa fortuna, ma anche chi è sopravvissuto a questa grande atrocità non dimenticò mai, e niente fu come prima.
«Certamente noi non abbiamo preso quella giusta, il nostro treno è passato attraverso due guerre ed è pieno di morti e di ferite che non guariranno forse mai, tuttavia stiamo ancora viaggiando».
Rinaldo si salvò, e riuscì a tornare dalla sua famiglia, ma portò con sé il segno indelebile della guerra, della perdita e il ricordo di chi ha instillato in lui, speranza e forza.
Consiglio sempre la lettura di questi romanzi che non parlano di amore o almeno non solo, ma anche di unione, amicizia speranza, dignità perché anche quando il corpo si piega, lo spirito resiste e quest'ultimo non si piega e mai deve piegarsi.
«Vedi questo è il blocco E ed è considerato un posto di passaggio, tutti noi siamo destinati ad andare in Germania o chissà dove. Chi prima, chi un poco dopo, partiremo tutti, può essere una permanenza che può durare da poche settimane a qualche mese, ma poi via! Siamo considerati pericolosi, anzi, del campo i più pericolosi… ti senti pericoloso tu?» «Io pericoloso? No!» «Neanche io, ma loro nonla pensano così, questi sono amminchiati nella testa». «Forse pensano che siamo pericolosi perché così gli riesce meglio imporci ogni prepotenza e qualsiasi vessazione, senza mai rispondere alla loro coscienza. Loro sono già venuti a patti con l’inferno, ci vivono dentro a loro agio e la coscienza l’hanno arrotolata nel filo spinato».
Buona Lettura.
Commenti
Posta un commento