INTERVISTA A BEATRICE SIMONETTI


Buongiorno Lettori, oggi vi presentiamo Beatrice Simonetti, autrice Delrai Edizioni. Beatrice ha esordito con il suo primo romanzo "Rodion"  il 5 Dicembre 2018.  Tra i finalisti del concorso  "Casa Sanremo Writers ed. 2019" l'autrice ha risposte alle nostre domande. 


Beatrice Simonetti è nata a Loreto il 3 luglio 1994 e attualmente vive a Castelfidardo, nelle Marche. A prescindere dai suoi studi che l’hanno portata ad approfondire la passione per le culture e per le lingue occidentali e orientali, soprattutto russo e tedesco, ha sempre avuto un grande amore per la lettura, grazie alla sua famiglia. Le lettere l’hanno affascinata fin da bambina, per questo ha poi deciso di mettere su carta le sue storie, dando vita a nuove realtà con cui spera di coinvolgere chi come lei non può fare a meno dell’immaginazione. Rodion è il suo romanzo d’esordio e il primo per la Delrai Edizioni.


Chi è Beatrice nella vita di tutti i giorni? 
Beatrice è una ragazza come tante, una persona a tratti malinconica, a tratti folle, che tende sempre a sdrammatizzare, quando può. Ama definirsi una sognatrice, perché vive imbrigliata nelle sue stesse fantasie. Fin da piccola ha sempre avuto una grande capacità di isolamento. Era il suo superpotere. Era in grado di isolarsi con la mente anche in mezzo a tanta gente. Guardava davanti ma i suoi occhi erano assenti, la sua mente era altrove, smarrita chissà dove. Nella vita di tutti i giorni Beatrice è anche una studentessa. Frequenta la specializzazione in Traduzione letteraria all’Orientale di Napoli ed è laureata triennale in lingue e culture occidentali e orientali. È un’amante della cucina giapponese, una lettrice accanita e una nerd incallita. Ha fatto pattinaggio artistico fino all’età di tredici anni, poi ha suonato il basso elettrico per qualche annetto. Beatrice è una persona testarda, in generale, a cui piace sperimentare molto. Quando si mette in testa qualcosa cerca sempre di portarla a termine, ma nessuna di queste cose l’ha mai consumata (positivamente parlando) come la scrittura. Immaginare e mettere per iscritto tutte le follie che le passano per la testa è stata sempre l’unica costante nella sua vita. Senza la sua creatività molto probabilmente non sarebbe nulla. O forse sì, un guscio vuoto, una persona senz’anima. Scrivere la fa sentire viva e le permette di vivere, non solo le mille esistenze che batte sulla tastiera del suo computer e trascrive nei suoi mille fogliettini sparsi. Scrivere le consente di vivere a pieno anche la sua stessa esistenza. 

Come è nata la passione per la scrittura? 
 La mia passione per la scrittura è nata durante l’infanzia. Già a sette anni avevo il piacevole vizio di mettere tutti i miei pensieri per iscritto. La mia prima storiella – un raccontino di circa settanta pagine – risale proprio a quegli anni. Era un fantasy sgrammaticato e privo di logica, ma pieno di passione. Da quel momento in poi non ho più smesso di dare una forma più concreta alla mia immaginazione. Ho la casa piena di raccoglitori contenenti storie della me ragazzina. Scrivevo praticamente ovunque: a scuola, per strada e in qualunque altro posto in cui potevo trovare un appoggio per sistemare i miei fogli di carta da stampante. Ho dei ricordi molto belli di quel periodo. La mia fantasia era al massimo del suo splendore e i miei personaggi mi facevano compagnia in qualsiasi momento. Con gli anni sono diventata più razionale e ho imparato a stare con i piedi per terra, ma qualcosa di quella bambina trasognante è rimasto lo stesso. 

Come trovi l’ispirazione? 
Traggo ispirazione praticamente da ogni cosa. Mi lascio ispirare dalla vita di tutti i giorni, dalla lettura, così come dai videogiochi e da una passeggiata tranquilla in mezzo alla natura. Alle volte basta davvero poco per farmi spaziare con la mente. Anche mettermi le cuffie e ascoltare un po’ di musica è un modo funzionale per farmi trovare un briciolo di ispirazione. Molte delle storie che ho scritto sono nate da inezie. In genere è sufficiente qualcosa che sia in grado di colpirmi, un particolare. Da lì in poi la mia mente inizia a lavorare da sola, a creare, a smarrirsi. 

Come ti è venuta l’idea della trama del romanzo “Rodion”? 
L’idea di Rodion è maturata nel giro di poche settimane, nell’ormai lontano 2013. Avevo da poco compiuto diciannove anni quando ho incontrato per la prima volta Edmund, il protagonista della mia storia. In quell’età così delicata e di “passaggio” sentivo il bisogno di parlare di un ragazzo diviso tra due realtà contrapposte. Proprio come la Beatrice di allora: una ragazza non più adolescente ma nemmeno adulta, alle prese con le difficoltà della vita. A ispirare la trama di Rodion furono diversi fattori. Per primo tra tutti il mio amore per la letteratura russa. Lo stesso nome del protagonista, nonché titolo del libro, è un tributo al Rodion di Dostoevskij, il mio personaggio letterario preferito. Insieme a Delitto e Castigo, anche Puškin fece la sua parte, ispirandomi con le storie dei suoi “piccoli uomini” che cercano di ribellarsi contro un sistema stringente. Anche il mio grande amore per la storia, unito a quello per la fantascienza, ha contribuito a ispirare la stesura di Rodion. Volevo poter parlare del capitolo più buio della storia dell’umanità con le mie chiavi di lettura, attraverso quei “se” e quei “ma” che mi hanno sempre spinta a guardare le cose con curiosità. Volevo parlarne tramite gli occhi di un innocente, di un diverso, un escluso. Edmund era la personificazione stessa dell’umanità che volevo far emergere, oltre le tenebre dell’intolleranza razziale. L’ucronia mi ha consentito di immergermi completamente in questa realtà soffocante che sarebbe stata possibile, se il corso degli eventi non avesse seguito il suo lineare andamento. Alla fine che cos’è la vita se non un groviglio di strade possibili? 

Cosa ti ha portato a partecipare al concorso? 
È stata Malia Delrai, la mia editrice, a propormelo. Ne abbiamo parlato un po’ e abbiamo deciso subito di tentare la sorte. Nessuna delle due si aspettava un risultato simile. 

Cosa significa per te far parte dei finalisti del concorso? 
Per me è assolutamente un grande onore. Ti confesso che sono ancora un po’ nervosa, ma penso che sia normale, del resto. Per me è tutto nuovo. Sono una scrittrice esordiente ed essere arrivata tra i dodici finalisti di Casa Sanremo Writers è già una vittoria. Io e Malia abbiamo lavorato molto a Rodion e questo è il giusto premio per tutti gli sforzi e i sacrifici fatti. È la prova evidente che la fatica e l’impegno ripagano sempre. 

Stai lavorando su dei nuovi progetti in questo momento? 
In questo momento sto lavorando a ben quattro progetti. Sono una persona a cui piace parecchio complicarsi la vita. La prima opera a cui sto lavorando è il seguito di una storia iniziata e conclusa nel 2018: un fantascientifico post-apocalittico, ambientato in una Boston del futuro. Sono attualmente in stesura anche altri due romanzi: un distopico pseudo-medioevale particolarmente ostico e uno spi-off di Rodion che spero di concludere entro quest’anno. Mentre il quarto progetto… Be’, il quarto progetto è un segreto! Scoprirete qualche informazione in più nei prossimi mesi, è una promessa. 

Quali consigli daresti ad un autore che volesse intraprendere la strada della scrittura? 
Gli consiglierei di andare avanti e proseguire per la sua strada. Credere nei nostri sogni ci rende vivi e, come detto poco sopra, l’impegno e la costanza ripagano sempre. Alle volte mollare la presa sembra la soluzione più semplice, sicuramente è quella più comoda. Eppure senza i nostri sogni di noi rimarrebbe davvero ben poco. Dunque lottate, sudate e versate il sangue necessario per raggiungere il vostro obiettivo. Scrivere non è mai facile perché equivale a mettersi a nudo e a mostrarsi per ciò che si è realmente. Dunque fatelo: spogliatevi! Almeno davanti a quel foglio bianco che state per riempire di parole. Spogliatevi, siate voi stessi ed esercitatevi. Date voce alla vostra fantasia. Sognate sempre.


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