RECENSIONE "Dita come farfalle" di Rebecca Quasi

Titolo: Dita come farfalle
Autore: Rebecca Quasi
Editore: Dri Editore
Genere: Romance Storico
Formati disponibili: ebook 2.99 € / cartaceo 9.31 €
Pag: 224
Data pubblicazione: 19 novembre 2018


Londra. 1818. Per Lady Caroline Webster, figlia del duca di Clarendon, è naturale sposare per convenienza James Cavendish, duca di Rothsay. E non trova nulla di anormale nemmeno nell'essere del tutto ignorata da lui dopo le nozze. Del resto, unico scopo della loro unione è il mantenimento del casato e il concepimento di un erede, obiettivo che richiede sporadica e taciturna applicazione. Il tranquillo menage precipita quando, in seguito a un aborto spontaneo, Caroline scopre che suo marito non è l'uomo freddo e posato che si è sforzato di apparire. 

Cari lettori addentriamoci insieme nella vita coniugale di un uomo e una donna nella Londra del 1800. Caroline sposa James duca di Rotshay, perché così è deciso. Tutto rientra nella norma. Lui è un bell’uomo, ricco, importante. Un buon matrimonio sulla carta. Peccato che tra i due non esista altro che “una notte ogni tre” per ottemperare al dovere di generare un erede. La freddezza del duca e la sua ostinazione a non voler creare nessun tipo di rapporto umano con sua moglie rendono triste e infastidiscono Caroline, che alla fine però accetta la situazione. 

“Caroline in quel momento fece qualcosa che non era abituata a fare, qualcosa che aveva disimparato, interrotto, castrato, ovvero osservò le proprie emozioni. Dire cosa non provava per suo marito, non definiva la cosa, la circoscriveva. Quindi cosa provava lei per James Cavendish, duca di Rothsay? Niente. Niente era peggio dell'antipatia, niente era passività pura.” 

Se non fosse che la gravidanza tanto agognata la cambia, la fa crescere e diventare molto forte. Purtroppo la perdita del bambino porta via a Caroline la felicità, ma le dona qualcos’altro: una speranza che il marito non sia un mostro insensibile. Rotsahy nasconde un segreto tanto grande che se svelato sarebbe la causa della sua rovina. E se Caroline lo scoprisse? 

“Ogni volta che la guardava non poteva fare a meno di pensare che era stata una crudeltà efferata sposarla, ma poi concludeva che quella crudeltà gli aveva salvato la vita.” 

Siamo di fronte a un romance storico bene costruito. I personaggi sono davvero interessanti, descritti molto bene psicologicamente tramite le loro azioni e pensieri. Caroline è una donna del suo tempo, ligia al dovere consapevole del suo ruolo e delle regole. Tuttavia pian piano prende consapevolezza del suo essere donna, della sua forza ed è pronta a sfidare tutto e tutti per quello che ritiene giusto. È una donna ordinaria e allo stesso tempo straordinaria. Anche il duca è un uomo del suo tempo, pronto a sacrificare tutto per l’etichetta, ma è pur sempre un uomo che ha dei sentimenti e che commette errori. Una storia la loro che non è una favola, bensì una dimostrazione di come la realtà possa essere triste e insignificante e di come possa trasformarsi in una vita piena, nonostante tutto. La narrazione in terza persona ci permette di comprendere al meglio la vicenda e i personaggi. Lo stile è elegante, la narrazione scorrevole. Il titolo, che all’inizio, devo dire non mi è piaciuto molto, con la lettura ha preso significato. 

“Era quasi immobile, ma la sua vitalità, tenuta a bada solo dall'educazione, saltellava impaziente dentro le dita delle sue mani che, come piccole farfalle, tamburellavano febbrili sul sedile della carrozza. James sorrise di quella schizofrenia così singolare.” 

Il contesto storico è riflesso nella descrizione delle abitazioni, nei comportamenti e usanze del tempo, tuttavia avrei apprezzato un maggior approfondimento. Un 4 su 5 per questo romanzo storico di Rebecca Quasi, edito da Dri Editore, che vi consiglio sicuramente. 

Buona lettura.

Commenti

Post popolari in questo blog

RECENSIONE "Deviant" di Ellie B. Luin

REVIEW TOUR - RECENSIONE "Jaded" di Robin C.

RECENSIONE - Il narratore di storie, di Rita Nardi

RECENSIONE - La sposa gitana, di Carmen Mola

RECENSIONE - La piccinina, di Silvia Montemurro