RECENSIONE "Vento da Est" di Lorenza Bonetti

Titolo: Vento da est
Autrice: Lorenza Bonetti
Editore: Edizioni Il Ciliegio
Genere: Romanzo storico, Storia vera
Formato: cartaceo
Prezzo: 17,00 €
Data pubblicazione: ottobre 2018
Pagine: 336


Malèn, un giovane uomo di circa vent’anni , è costretto a scappare dalla sua terra l’Albania proprio durante le rivolte del 1984 contro il regime di Hoxha. Deve lasciare la sua terra per sfuggire alla repressione del regime che lo colpirebbe senza pietà. Raggiunge Brindisi insieme ad Artan, uno dei suoi amici fraterni e ad una cugina a bordo di una nave stracolma di disperati che abbandonano quella terra di terrore e miseria. A Brindisi, dove li fanno sbarcare incontra Alina, una giovane diciottenne, appartenente ad una famiglia ricca e perbenista che le impedisce di vivere liberamente. Alina non è felice a Brindisi, dove si sono trasferiti da qualche anno. Trascorre le sue giornate cercando di dare un senso alla sua vita e sembra trovarla quando inizia la sua attività di volontariato per un’associazione che aiuta i poveri e dove incontra Malén. Due mondi, due vite, due storie, ma lo stesso anelito - la  libertà di plasmare la propria esistenza e lo stesso cammino verso un destino comune,
vissuto con la freschezza, il coraggio e l'intensità dei vent'anni.


Lorenza Bonetti è nata a Bolzano. Dopo il diploma di maturità linguistica si è laureata a Verona in Lingue e letterature straniere. Ha vissuto a lungo in Inghilterra e in Germania, dove ha ottenuto una specializzazione in marketing. Tornata in Italia ha aperto un'agenzia di traduzioni a Bolzano. Grande appassionata di viaggi (rigorosamente fai-da-te), ama la lettura e la scrittura.


Mie care amiche di lettura, innamorate di storie d’amore, il libro che vi racconto oggi è davvero adatto a voi. La storia si dipana negli anni ’80 del 1900, precisamente nel 1985, quando l’Albania si rivoltò contro il dittatore Hoxha.
Incontriamo subito il giovane Malén sulla nave che lo vede in fuga dalla sua terra verso la terra della libertà, l’Italia, e più precisamente, la Puglia.
La storia poi, ci porta alla vita di Malén e della sua famiglia in Albania, ci racconta dei suoi sogni di libertà e di quella dei suoi amici fraterni Artan e Saimir, della vita misera e priva di libertà e dei moti di rivolta della popolazione contro il regime. Malén partecipa ad una di queste azioni rivoluzionarie e per questo deve fuggire, per sfuggire alla repressione del regime.
Quando viene narrata la rivolta, si vive la sua rabbia, la sua voglia di libertà, si ha paura e si partecipa ai tumulti urlanti e bisognosi di cancellare quella realtà soffocante.

"Le urla gli rimbombavano sempre più forti nelle orecchie, nel cervello, nelle viscere e, come se improvvisamente si fosse aperta un a diga nel petto, sentì diffondersi in ogni cellula del suo corpo la rabbia, l’odio e il senso di ribellione, soffocanti, ingoiati e repressi per un’intera vita."

Fortemente toccante il momento in cui Malén, costretto a fuggire, prende molto velocemente la decisione di andare via per salvarsi e su due piedi si dà alla fuga. Tornando a casa per prendere pochi soldi messi da parte e qualche abito più pesante da indossare, sa che non troverà nessuno e scrive solo una lettera alla madre e alle sorelle. Invece, mentre corre mia arriva la madre che lo segue e lo chiama. Una scena pietosa, terribile, descritta magistralmente che mi ha toccato l’anima e mi ha fatto immedesimare fino alle larime. Quante madri salutano i loro figli sapendo che non li rivedranno forse mai più.

"Prima di svoltare l’angolo Malén si fermò un istante a guardare sua madre in lontananza. E all’ immagine che avrebbe portato nel cuore e nella mente per sempre, che non avrebbe mai piùdimenticato, così come le sensazioni che prova: un dolore al petto, un nodo alla gola."

È stato a questo punto che ho pensato, la scrittrice conosce bene questa storia, deve averla vissuta, perché sembra di essere lì, si vive quella tensione. Mi sono spuntate le lacrime agli occhi, pensando che chi non vive queste vicende non può nemmeno immaginare cosa significa farne parte.
La storia, poi, si sposta su Alina, la diciottenne italiana, ricca e infelice perché chiusa dal perbenismo dei genitori in una vita che non desidera. Anche io sono una diciottenne degli anni ’80 e capisco bene quale gabbia dorata costringesse la sua vita in scelte non desiderate, senza avere la forza di uscirne.

"Alla fine le cose materiali, per quanto indispensabili per la nostra sopravvivenza non sono tutto. Non ti danno la libertà, non ti guariscono dalla tristezza e dalla solitudine…non ti salvano da una vita che non è la tua."

Alina incontra Malén che sta in un centro accoglienza, dove i profughi vengono accolti. Malén è un bellissimo giovane, tenero, gentile, pieno di attenzioni per Alina. La loro amicizia si trasforma in amore, naturalmente difficile, segreto. Intorno alla storia di Malén girano altri personaggi importanti: i LoRusso che si prendono a cuore la sua situazione e lo trattano con amorevolezza, come se fosse il figlio che non hanno, pensando alla madre lontana; c’è Tano, che presiede associazione in aiuto ai profughi, che in realtà è una persona orribile, il cui unico interesse è fare soldi senza nessuno spirito umanitario. C’è chi tende una mano e non guarda niente se non l’umanità bisognosa, come il proprietario di un bar che ristora i profughi, o il giovane amico di Alina che si fa coinvolgere e l’aiuta. Ci sono però anche persone senza amore, come l’orribile segretaria prototipo del razzista. L’autrice è bravissima a fare provare antipatia verso chi non ama l’umanità sofferente e bisognosa di sostegno e fa provare una forza empatica verso chi ha l’unico torto di avere dovuto lasciare la propria famiglia e la propria terra per trovare pace e una vita migliore o per chi subisce i soprusi di chi dovrebbe amarla.
Si tifa per i due ragazzi innamorati e si partecipa con il fiato sorpreso alla cospirazione contro i genitori di Alina che non sanno guardare nel cuore della loro figlia e amare oltre ogni perbenismo. La loro storia d’amore che redime, cambia e fa sentire felici, fa impallidire tutto il resto. 

"La presenza di lei nella sua vita lo aveva cambiato e lo stava cambiando. Era una ventata di aria profumata. Strano a dirsi, ma questo nuovo Malén gli piaceva più di quanto volesse ammettere."

L’autrice è molto brava nel descrivere luoghi e persone, fa quadri precisi, centrati, a grandi pennellate, ma ricchi di dettagli che fanno vedere le situazioni, che ti descrive le emozioni con tocchi intensi e forti, ma anche delicati a seconda di ciò che vuole narrare, arricchendo la storia e facilitando l’immedesimazione.

"Appena la porta si rinchiuse alle spalle di Malén con un tintinnio, la testa cotonata si alzò:Apparteneva ad una donna ben oltre la trentina, dal viso rotondo, l’aria sciupata e un po’ decadente, gli occhi piccoli e acuminati che spuntavano da un paio di occhiali, appoggiati sulla punta del naso e appesi ad una catenella." 

Il linguaggio è semplice, scorrevole, ma non banale, anzi curato e accurato. In alcune parti però ti resta la sensazione che la narrazione diventi meno intima, più nuda di emozioni e che si avvicini più a una sorta di cronaca distaccata. Il lieto fine ti avvolge, ma arriva dopo tanti momenti di tensione e quasi non ci credi che, infine, tutto sembra tornare al suo posto.
A chi può piacere? A chi è alla ricerca di una storia d’amore bellissima in un contesto storico che sembra lontanissimo alle nuove generazione, ma che in realtà non lo è proprio tanto, visto che ancora oggi approda sulla nostra terra tanta umanità ferita in cerca di una mano tesa che li aiuti a superare il dolore d’esistere. Solo l’amore vero va al di là di ogni limite e questa storia lo racconta benissimo.

Buona Lettura!


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