RECENSIONE - "Il tatuatore di Auschwitz" di Heather Morris

Titolo: Il tatuatore di Auschwitz
Autrice: Heather Morris
Editore: Garzanti
Genere: Narrativa
Formato: ebook/cartaceo
Prezzo: € 9,99/ € 15,22
Data pubblicazione:18 gennaio 2018
Protagonisti: Lale e Gita
Pagine: 223

ORDER

Il cielo di un grigio sconosciuto incombe sulla fila di donne. Da quel momento non saranno più donne, saranno solo una sequenza inanimata di numeri tatuati sul braccio. Ad Auschwitz, è Lale a essere incaricato di quell’orrendo compito: proprio lui, un ebreo come loro. Giorno dopo giorno Lale lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo finché una volta alza lo sguardo, per un solo istante: è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non potrà più dimenticare.
Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito: racconta poco di lei, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno un passato, ma sono le emozioni a parlare per loro. Sono i piccoli momenti rubati a quella assurda quotidianità ad avvicinarli. Dove sono rinchiusi non c’è posto per l’amore. Dove si combatte per un pezzo di pane e per salvare la propria vita, l’amore è un sogno ormai dimenticato. Ma non per Lale e Gita, che sono pronti a tutto per nascondere e proteggere quello che hanno. E quando il destino tenta di separarli, le parole che hanno solo potuto sussurrare restano strozzate in gola. Parole che sognano un domani insieme che a loro sembra 
precluso. Dovranno lottare per poterle pronunciare di nuovo. Dovranno conservare la speranza per urlarle finalmente in un abbraccio. Senza più morte e dolore intorno. Solo due giovani e la loro voglia di stare insieme. Solo due giovani più forti della malvagità del mondo.
Il tatuatore di Auschwitz è il libro del 2018 e nessun editore ha potuto lasciarsi scappare una storia così intensa da far vibrare le corde più profonde dell’animo. Una storia che presto diventerà un film. Il dolore che Lale e Gita hanno conosciuto e l’amore grazie al quale lo hanno sconfitto sono un insegnamento profondo: perché restano ancora molte verità da scoprire 



Heather Morris, nata in Nuova Zelanda, vive e lavora a Melbourne in Australia. Autrice di sceneggiature, ha deciso di volgersi alla narrativa per raccontare la commovente storia di Lale Sokolov. Il tatuatore di Auschwitz è il suo romanzo d’esordio: dopo lo straordinario interesse suscitato alla Fiera di Londra del 2017 è stato venduto in tutt’ Europa ancora prima della pubblicazione. 



Carissime lettrici del blog, buongiorno. Non sarà facile per me fare questa recensione, perché il romanzo di cui vi parlerò non tratta di una storia semplice, sulla quale fantasticare e sognare. Nonostante ciò, mi ha assorbita completamente, pagina dopo pagina. Mi riferisco a una delle ultime pubblicazioni della Garzanti.
Il titolo del romanzo è “Il tatuatore di Auschwitz” dell'autrice australiana Heather Morris.
Forse, questo coinvolgimento è stato ancora più accentuato dal fatto che ci troviamo in una settimana particolare, dato che tra pochi giorni ricorrerà la giornata della memoria e le sensazioni provate sono ancora più intense.

La prima cosa da tener presente è che non si tratta di una storia dovuta alla fervida vena creativa dell'autrice, bensì basata su fatti realmente accaduti e a lei raccontati dal protagonista del romanzo, Lale Sokolov. Infatti, il libro è nato dall'incontro casuale dell’autrice, avvenuto nel 2003, con un anziano signore che le ha raccontato le sue vicende, negli anni in cui si è svolto uno dei crimini più atroci della storia.
Lale aveva 26 anni quando fu deportato ad Auschwitz. Fu una sua “libera scelta” o meglio, fu una scelta dettata dall’amore per i suoi cari, visto che i Tedeschi pretendevano che ogni famiglia della sua città consegnasse una persona che lavorasse per loro. Armato di un coraggio che non ha mai rimpianto di aver avuto, prese la sua decisione e si offrì volontario.
Così ebbe inizio la sua discesa agli inferi. Sì inferi, perché non c’è altro modo di descrivere quello che lo aspetta. Per poter sopravvivere, perché quello era diventato il suo unico obiettivo, accetta di fare il “tatowierer” e cioè marchiare come bestiame destinato al macello i numerosi Ebrei che ogni giorno arrivavano al suo cospetto. Un lavoro che odia e che lo fa sentire in colpa, ma allo stesso tempo è l’unica alternativa possibile alla morte.


“Quando ha terminato, la trattiene per il braccio un attimo più del necessario e la guarda ancora negli occhi. Abbozza un sorriso timido e sforzato, al quale lei risponde con un sorriso ancora più timido. Tuttavia gli occhi di lei gli danzano davanti. Mentre li fissa, sembra che il suo cuore allo stesso tempo smetta di battere e ricominci per la prima volta, impetuoso, minacciando quasi di scoppiargli fuori dal petto. Lale abbassa lo sguardo verso il suolo che oscilla sotto i suoi piedi. Qualcuno gli allunga un altro pezzo di carta. «Muoviti, Lale!» lo incalza Pepan. Quando risolleva lo sguardo, lei non c’è più.”


E proprio durante lo svolgimento del suo lavoro incrocia gli occhi di Gita che, da quel momento, saranno il suo punto fermo e il motivo per continuare a sperare e lottare. Fra i due inizia una frequentazione che, di sicuro, non è quella che due giovani agognano, fra orrori, soprusi e lo spauracchio della morte che aleggia su di loro.
Ma,  “non esiste luogo in cui l’amore non possa vincere” e lì, in un ambiente grigio e tetro dove la follia umana ha toccato picchi inimmaginabili, Lale e Gita diventeranno l’uno la forza dell’altra. La loro storia vi assorbirà completamente e sarà difficile trattenere le emozioni, perché avrà un forte impatto sulla vostra anima. Sapere che il libro è basato sulle memorie di un uomo è una cosa che nello stesso tempo crea curiosità e angoscia nel lettore, fa stringere il cuore in una morsa e fa provare rabbia e impotenza per quello che è stato. Lale rimarrà un uomo tormentato per quello che ha dovuto vivere, e purtroppo compiere, per sopravvivere. Mi sono avvicinata al romanzo in punta di piedi, un po’ titubante perché pensavo fosse qualcosa di già letto, di già sentito, invece mi sono dovuta ricredere e dargli il giusto merito. Leggete questo libro se avete voglia di una storia di speranza e d’amore che supera l’orrore e le atrocità.

“Se ti svegli la mattina è una bella giornata”

Buona lettura!


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