RECENSIONE "In tasca la paura di volare" di Lorenzo Foltran

Titolo: In tasca la paura di volare
Autore: Lorenzo Foltran
Editore: Oèdipus
Genere: poesie
Formato: cartaceo
Prezzo:       11,40   €
Data pubblicazione: 01/01/2018
Pagine: 96
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In tasca la paura di volare è una raccolta di 67 poesie divise in tre sezioni: Donne sparse, I lampioni e nessun altro e In tasca la paura di volare. Nella prima sezione, composta essenzialmente da liriche amorose, il senhal, elemento classico della poesia d’amore fin dai provenzali, perde il suo ruolo di richiamo all’unicità della donna e cambia, si maschera sotto altre forme. Ne derivano le immagini del teatro e dell’affabulazione (le prime poesie, Margherita e “Filo d’erba” rimandano al prato del Decameron dove i giovani fiorentini scampati alla malattia “cominciarono di novellare sopra la materia). La figura della donna è quella dell’attrice (Dietro le quinte) che assume ruoli e caratteristiche diversi in base al personaggio da interpretare (si veda l’ammiccante ambiguità dell’indeterminato nel titolo You and me). La prima sezione è, quindi, finzione, manierismo, e per tale motivo propone testi anche banali come “Quando la guardo, tutto” che utilizzano le forme più stereotipate del linguaggio della lirica d’amore. La sezione si conclude con la presa di coscienza della distanza incolmabile tra la io lirico e tu, tra chi guarda e chi è guardato. I testi poetici diventano reperti consacrati a un’istanza museale. La lirica d’amore, intesa come dialogo io-tu, binomio poeta-musa, è considerato come una Storia che deve essere musealizzata. Nella seconda sezione, al fallimento del rapporto io-tu (Peccato che non ci siamo incontrati oggi…Eravamo così vicini…) ne consegue quello della poesia tout-court (“Non c’è più posto per la poesia). Il poeta è costretto ad uscire dal museo, dal teatro, dalla biblioteca (“Senza l’amore di lontano”) in cui si rifugiava, a confrontarsi con la ripetitività e l’apparente facilità di vicende terrene che sconfinano spesso nella dimensione usuale e mondana (rappresentato, per esempio, dalle rime in -are e dal lessico quotidiano in Sabato sera) e a tornare a casa (I lampioni e nessun altro) prendendo atto che tutto ciò che ha scritto/vissuto è stato pura illusione. Alla staticità della prima sezione si oppone il dinamismo della terza, segnata dal viaggio, dalla migrazione, dalla mescolanza linguistica, dal lavoro. L’io poetico in fuga dalla finzione di Donne sparse e dalla realtà evocata in I lampioni e nessun altro, si trova disorbitato tra lo slancio spaziale verso il futuro (“Immensa consapevolezza”) e la gravità temporale che lo riporta verso il passato (“Bevendo un infuso dei tuoi profumi”). La raccolta si conclude con le stazioni di un pellegrinaggio ( Boulogne- Varenne, Brest, Le Barcarès- Saint Laurent de la Salanque, Saint Cloud) e dalle riflessioni esistenziali che le accompagnano



Nel novembre del 2011 consegue la laurea magistrale in italianistica all’Università Roma Tre con la tesi La Musa e il Poeta: la relazione io-tu nella lirica amorosa tra origini e contemporaneità. Successivamente, si è diplomato in mangment dei beni e delle attività culturali dopo aver seguito un master di secondo livello tra l’università Cà Foscari di Venezia e l’École Supèrieure de Commerce  de Paris. Ha lavorato per importanti istituzioni culturali come La Casa delle Letterature ( Festival delle Letterature) e l’Institut français (Festival della narrativa francese) a Roma e e la Fête de la Gastronomie e il Pavillon de l’Eau a Parigi, dove attualmente risiede. In tasca la paura di volare è la sua prima raccolta poetica, si ritiene, quindi, un esordiente.

Buon giorno lettori, oggi vorrei parlarvi di In tasca la paura di volare, una raccolta di poesie di Lorenzo Foltran edita da Oèdipus. La sua è una poesia contemporanea, che si fa però influenzare dai maestri del passato, come possiamo leggere nella dettagliata prefazione di Dario Pisano, che dice:
La sua musa abita le rive dell’antica tradizione poetica italiana, e riscrive, con una dose di umorismo e ironia, celebri pagine della tradizione stilnovistica e petrarchesca.”

Il libro è suddiviso in diverse sezioni:

-Donne sparse: una raccolta dove la figura della donna viene vista come musa ispiratrice.
Perché canto poemi e sacrifico carmi sognando donne sparse, stanco di quelle vere? Meduse tra erba e terra, bruciano le parole con succosi veleni.
Nei versi di queste poesie troviamo riferimenti petrarcheschi, danteschi e stilnovistici, e come dice Pisano: “uno dei motori della poesia di Foltran è appunto l’ipertestualità.”
Si parla di un amore altalenante, amore sospeso e in bilico come fra i m’ama e non m’ama dei petali di una margherita. Troviamo il confronto con la luna, la “padrona assoluta”, e dei richiami olfattivi che aiutano il lettore a entrare sempre in empatia con i versi. Leggiamo di parole che descrivono ricordi di amori, ricordi lontani, ricordi inventati, ricordi decadenti…
Lontana, lontana davvero, Sara, vacilla e poi finisce il potere che noncurante avevi, purtroppo o per fortuna.
Di come si cambia quando ci facciamo tentare per sbaglio o per distrazione. Versi di amore, amore che si fonde e confonde. Il poeta necessita di una musa, perché senza musa non sa essere.
Senza musa scrivo cose senza senso, senza amore, senza ritmo né misura.

-I lampioni e nessun altro: nella seconda sezione il poeta inizia a prendere atto del fallimento, dell’illusione in cui si rifugiava, ritornando alla realtà, a volte cruda realtà.
Peccato che non ci siamo incontrati oggi…
Eravamo così vicini…
La sospensione che simboleggia l’attesa, attesa che illude. Ma il tempo che è passato nell’attesa non ha portato a niente, quindi il poeta crede che, per stare bene, sia meglio non pensare troppo.
Non c’è più posto per la poesia.
Anche la speranza di una bella serata, diventa malinconica e cade nell’oblio con l’aiuto di un sorso di piacere dal sapore di menta. E così il ritorno a casa è solitario, in una serata iniziata troppo tardi e già finita, con la sola compagnia della luce dei lampioni. Dormire è impossibile, perché i pensieri tengono sveglio. Forse un foglio e una matita possono dare sollievo?

-In tasca la paura di volare: con la consapevolezza di quello che è stato il passato, l’animo del poeta è centrato sul viaggio verso il futuro, attraverso posti e lingue a lui sconosciute, ma che è un cammino, un viaggio di ritorno verso la ricerca di sé. Ma il passato torna a farsi sentire.
Quello che resta rimane confuso, mischiato a tutt’altro contesto. Ricordi che si mescolano a sogni, è la testa che fa gli scherzi.

La raccolta si conclude con varie tappe di un percorso, un pellegrinaggio, di riflessioni esistenziali del poeta, riflessioni che portano a valutare cambiamenti di casa, di persone, di linguaggio, di stili, di vita, di spirito, ma una cosa rimane…l’amore per la sua musa.


Mi volto verso la voce che chiama, corro, salto, mi sbraccio e non mi sono mosso di un passo.….Je peux changer de vers Mais tu restes dans la rime…

Considerazioni:

Un libro intenso, che mi ha portato a riflettere davvero tanto. Ho letto, sono tornata indietro e ho riletto, acquisendo una consapevolezza maggiore del significato che il poeta voleva dare alle sue parole.
Un linguaggio complesso e antico, in questa opera, che si alterna a uno più moderno, ma che lascia sensazioni di bellezza al lettore, proprio per la sua ricercatezza.
Leggere questa raccolta mi ha lasciato tanti spunti di riflessione, soprattutto nell’ultima parte dedicata al pellegrinaggio.
Consiglio questo libro a chi vuole fare delle riflessioni importanti sull’amore, ma anche su se stesso e sulla società che ci circonda, sapendo di trovarsi davanti un testo complesso, che va analizzato in alcune sue parti per essere compreso, rielaborato e assimilato.

Buona Lettura!!!


Commenti

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Grazie per la recensione! Sono contento che la raccolta ti sia piaciuta

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  3. è stata una lettura interessante, soprattutto x gli stimoli di riflessione che mi ha dato. grazie a te.

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